Tutti sappiamo bene di vivere oggi in una realtà in cui è possibile recuperare una qualsiasi informazione, anche in ambiti altamente specialistici, con giusto pochi click di un mouse. E’ una condizione, per certi versi ideale, che ci ha assuefatto a tal punto, che anche chi ha vissuto larga parte della propria vita in momenti in cui ciò poteva sembrare fantascienza ha difficoltà a ricordare quanto fosse preziosa l’Informazione, e come fosse difficile accedere alle fonti della conoscenza.
Questo era lo stato delle cose sul finire degli anni ’70, La rivoluzione microelettronica era agli inizi, era un fenomeno di nicchia che non interessava ancora la grande industria, e se non eri fra i pochi fortunati che vivevano nelle immediate vicinanze dei luoghi in cui la Storia veniva stata scritta, avevi ben poche possibilità di venire a conoscenza, anche di riflesso, quello che si andava concretizzando.
L’unico strumento concretamente a disposizione di tutti era costituito dalla stampa specializzata, le cosiddette riviste di settore. Hanno avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura informatica a partire dalla fine degli anni ’70, e sono cresciute – sia in termini qualitativi che quantitativi – parallelamente alla diffusione dei personal computer.
Agli albori le riviste di informatica erano una costola di quelle deficate all’elettronica generale: negli USA fu Popular Electronics a lanciare il MITS Altair 8800 con il numero di Gennaio 1975, da noi è CQ Elettronica a pubblicare nel Giugno del ’76 il progetto del Child8 di Gianni Becattini. Ma il settore è in espansione così veloce che le prime pubblicazioni specificatamente destinate all’informatica non tardano a venire.
Una delle prime, e per me sicuramente la più importante ed autorevole, è stata sicuramente Byte Magazine. Nata da una costola di 73, una pubblicazione dedicata al mondo dei radioamatori, pubblica nel settembre del 1975 il suo primo numero con il titolo “Computer, the world’s greatest toy!”. Ha ancora un taglio che, in verità, è molto vicino a quello di una rivista di elettronica. E’ una cosa che però non deve meravigliare più di tanto: agli albori dell’epoca dei microcomputer la separazione fra hardware e software era molto labile, per cui per muoversi in questo settore era utile, se non indispensabile, avere competenza in entrambi gli ambiti. Esigenza che si andò attenuando man mano che l’offerta di prodotto cominciò a diventare più matura.
L’impostazione della rivisa era centrata su un tema che faceva da filo conduttore agli articoli principali. Questo filo conduttore, molto spesso sintetizzato nelle belle ed originali copertine dell’artista Robert Tinney, non era mai banale. Gli argomenti affrontati erano solitamente proiettati decisamente verso l’innovazione, come questo numero del 1981 sul Future Computing.
Rileggendo a posteriori gli articoli più interessanti è facile riscontrare come tanti degli argomenti affrontati e descritti come futuribili, si siano poi oggettivamente concretizzati. Alcune delle sue rubriche periodiche sono poi entrate nella leggenda, come il mitico Circuit Cellar dell’ingegner Steve Ciarcia, che proponeva ogni numero un dettagliato progetto per la realizzazione di dispositivi tecnologicamente avanzati, mai banali, e molto ben documentati.
L’interesse che ogni numero di Byte catalizzava era testimoniato dalla corposità di ogni numero, che sforava regolarmente le 500 pagine. E se è vero che una parte consistente era dedicata alla pubblicità, è altrettanto vero che nella realtà di quegli anni anche la pubblicità era oggetto di studio, visto che era l’occasione per aggiornati sull’offerta di un mercato oggettivamente frizzante.
Byte, alla stregua di altre pubblicazioni statunitensi, non era distribuita in Italia al di fuori di qualche rara libreria internazionale, e per leggerla era ovviamente necessario abbonarsi, a costi non proprio economicissimi. Ma era un ottimo investimento. Per inciso, fu proprio dalle pagine di Byte che venni a conoscenza dell’attività di Tom Jenning e della sua nascente rete FidoNet.
Le orme di Byte furono seguite nel nostro paese da Bit, una rivista del Gruppo Editoriale Jackson, specializzato in editoria tecnica nel settore elettronico ed informatico. La rivista uscì per la prima volta nel dicembre del 1978, e fu pubblicata con cadenza bimestrale sino al settembre 80, per poi diventare mensile. Anche Bit aveva in origine un buon equilibrio fra la parte più squisitamente hardware, e quella software e, almeno agli inizi, alcuni degli articoli erano traduzioni di articoli stranieri, come alcuni giochi ripresi dal libro “BASIC Computer Games” di David Ahl. Nel tempo si è poi progressivamente spostata verso il supporto all’utilizzo degli home computer.
Nel corso del tempo ho letto vari paragoni fra Byte e Bit, ma personalmente credo che manchino i presupposti per il confronto. Si tratta di due progetti editoriali che nascono da contesti completamente differenti, e rivolti a mercati del tutto dissimili. Non ho elementi per confermare o smentire il suo motto “La prima e più diffusa rivista di personal computer”, ma certo è stata per lungo tempo una fonte decisamente autorevole. La copertina è quella del numero di giugno ’86, che conteneva uno speciale sui BBS ed un articolo su Fido Potenza a firma di Federico Lo Cicero.
C’è una terza rivista che non può mancare in questo breve ricordo di quelle che hanno contribuito allo sviluppo della cultura telematica in Italia, ed è MC Microcomputer. Arrivò sul mercato un po’ più tardi, nel settembre del 1981, con un impianto editoriale già più spostato verso l’informatica applicata. Aveva un’ottima squadra di collaboratori, che garantivano la copertura competente dei principali ambiti della tecnologia di quegli anni, che era estremamente sfaccettata.
Anche MC fu molto attenta all’evoluzione dei servizi telematici, dando vita al BBS Mc-Link. Da notare che tutti i numeri di Mc Microcomputer sono disponibili per la consultazione online, al link che trovate nel box in basso.
La stampa specializzata ha svolto un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura informatica e telematica, essendo stata per lungo tempo il canale principale di diffusione dell’informazione tecnologica. Per quanto possa sembrare paradossale, è stata sostanzialmente uccisa proprio dall’evoluzione della tecnologia che ha contribuito a divulgare. Ma ancora oggi le pubblicazioni rivestono un ruolo importantissimo dal punto di vista storico, in quanto sono una fondamentale fonte di informazione sugli avvenimenti di quegli anni.
- Popular Electronics Gennaio ’75 su World Radio History
- CQ Elettronica, giugno e luglio ’76 su Introni.it
- Byte, numero 1, su Internet Archive
- Bit, numero 1, su Internet Archive
- Tutti i numeri di McMicrocomputer su mc-online
- Il primo articolo di Byte sulla nascente rete FidoNet, su Internet Archive
Le immagini di questa pagina sono di proprietà dei rispettivi autori e sono utilizzate in base al principio del fair use, quella in evidenza è da pixabay con licenza CC0.